Archivio per Categoria Rock e cultura

DiMagnus

Dalla Summer of love al declino

La protesta che si alza in coro alla fine degli anni ’60 è così forte da risuonare nell’aria attraverso la musica: tra quei giovani ci sono ragazzi che imbracciano le chitarre, si vestono come “figli dei fiori” e iniziano a comporre le loro canzoni attingendo dai temi di attualità.

Così assistiamo alla nascita della musica popolare (che poi chiameremo “pop”, a volte anche in senso dispregiativo), all’ascesa del blues che si avvicina sempre più alle masse sino a mutare pelle, a farsi canzone di protesta, rock’n’roll, Elvis Presley, Jimi Hendrix.

Il rock diventa pop

Dagli anni ’80 in poi il rock ha perso la sua energia vitale perché la cultura dalla quale era nato ha cominciato a muoversi in un’altra direzione. L’avvento di una società sempre più dominata dai media – la televisione in primis – e da una sorta di restaurazione dell’ordine prestabilito, compiuta da personaggi come Ronald Reagan alla presidenza degli USA, cambiano i giovani e con essi le loro esigenze.

Gli hippie sono invecchiati, le nuove voci cantano senza impegno politico: così il rock si trasforma in pop, mentre la protesta si fa disagio interiore che sfocia anche in atteggiamenti nichilistici, che verranno incarnati dalla tormentata figura di Kurt Cobain.

DiMagnus

Il mondo è dei giovani

In poco più di un decennio, dall’inizio degli anni ’50 alla metà degli anni ’60, il fervore culturale animato dai giovani che si sviluppa soprattutto negli USA e in Inghilterra accende il mondo come una vampata: i movimenti studenteschi si moltiplicano e conquistano le prime pagine dei giornali, le proteste contro la guerra in Vietnam si fanno più dure e violente, la libertà sessuale diventa un vero e proprio manifesto.

I musicisti, che sono tra quei ragazzi, nel frattempo si fanno portavoce dei disagi di questa controcultura, attingendo da generi diversi per distillare un linguaggio proprio.

La summer of love

È così che nel 1967 si arriva alla famosa “summer of love”, un’estate di estasi durante la quale migliaia di giovani si radunano a San Francisco per urlare le loro esigenze di amore, pace e libertà.

Questo nuovo modo di stare assieme ed esprimersi non è mai stato così potente e aggregante come in quel magico anno, il cui manifesto è ben riassunto da Scott McKenzie nel suo celebre brano “San Francisco”, dove canta: ”Se andrai a San Francisco, metti dei fiori tra i capelli, lì incontrerai persone gentili”.